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OFFICIAL third ALBUM - Oval Dreams - MASTER 88​.​2 KHz​/​24BIT - FLAC

by TWENTY FOUR HOURS

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1.
Oval Dreams 05:40
Oval Dreams (Words by Paolo Lippe, Music by Paolo Lippe, Antonio Paparelli, Marco Lippe, Nico Colucci) ENG Troubles raining like misty works Falling cloudlands cry and return Dusty teardrops wash measly words Times of crisis teach while they dawns burn And it's all a dream, it's all like oval dreams wondering deep inside your faith like a steady taste disease But it's all a dream, it's all like oval dreams wondering deep inside your faith like a steady taste disease Troubles living like rusty groves pictures standing like big straight curves infinite street-cars wait you alone and the melting house dressed in hope And it's all a dream, it's all like oval dreams wondering deep inside your faith like a steady taste disease But it's all a dream, it's all like oval dreams wondering deep inside your faith like a steady taste disease Scattered images rain seeming dreams wondering spurious springs wake with them Heartfelt friends will come evergreen building perfect loves not like it seems And it's all a dream, it's all like oval dreams wondering deep inside your faith like a steady taste disease But it's all a dream, it's all like oval dreams wondering deep inside your faith like a steady taste disease ............................................................................... ITA Guai piovono come opere nebbiose Cadenti utopie piangono e ritornano Lacrime polverose lavano le miserabili parole Tempi di crisi insegnano mentre loro albeggiano arsi Ed è tutto un sogno, è tutto come nei sogni ovali Meravigliandosi, nel profondo della tua fede come una malattia a gusto costante Ma è tutto un sogno, ed è tutto come nei sogni ovali Meravigliandosi, nel profondo della vostra fede come una malattia a gusto costante Guai che durano come boschetti color ruggine Foto stabili come grandi curve dritte Tram infiniti ti aspettano da solo e la fonderia vestita di speranza Ed è tutto un sogno, è tutto come nei sogni ovali Meravigliandosi, nel profondo della tua fede come una malattia a gusto costante Ma è tutto un sogno, ed è tutto come nei sogni ovali Meravigliandosi, nel profondo della vostra fede come una malattia a gusto costante Pioggia di immagini sparpagliate che assomigliano a sogni Stupefatte sorgenti bastarde si svegliano con loro Amici sinceri verranno, alla moda costruendo amori perfetti, non come sembra Ed è tutto un sogno, è tutto come nei sogni ovali Meravigliandosi, nel profondo della tua fede come una malattia a gusto costante Ma è tutto un sogno, ed è tutto come nei sogni ovali Meravigliandosi, nel profondo della vostra fede come una malattia a gusto costante
2.
The Road of Madness (Words by Antonio Paparelli, Music by Paolo Lippe, Antonio Paparelli and Marco Lippe) Along the road of Madness, every dreamer walks alone, along the road of sadness, where you’ve been before... Every day knows darkness, every word ends up unused, every time you missed the harvest, you fall into sadness again Would you like to see another land, before we fall asleep in the end, occasionally passing by and smiling as a friend Would you like to see another land, before we fall asleep in the end, occasionally passing by and smiling as a friend Along the road of Madness, every dreamer walks alone, along the road of sadness, where you’ve been before... Every day knows darkness, every word ends up unused, every time you missed the harvest, you fall into sadness again Would you like to see another land, before we fall asleep in the end, occasionally passing by and smiling as a friend …………………………………………………………………. Lungo la strada della follia, ogni sognatore cammina da solo, lungo la strada della tristezza, dove sei già stato... Ogni giorno conosce l'oscurità, ogni parola finisce inutilizzata, ogni volta che hai perso il raccolto, cadi di nuovo nella tristezza Ti piacerebbe vedere un'altra terra, prima che alla fine ci addormentiamo, di tanto in tanto passando e sorridendo come un amico Ti piacerebbe vedere un'altra terra, prima che alla fine ci addormentiamo, di tanto in tanto passando e sorridendo come un amico Lungo la strada della follia, ogni sognatore cammina da solo, lungo la strada della tristezza, dove sei già stato... Ogni giorno conosce l'oscurità, ogni parola finisce inutilizzata, ogni volta che hai perso il raccolto, cadi di nuovo nella tristezza Ti piacerebbe vedere un'altra terra, prima che alla fine ci addormentiamo, di tanto in tanto passando e sorridendo come un amico
3.
Son of War 04:33
Son of War (Words by Antonio Paparelli, Music by Antonio Paparelli, Paolo Lippe and Marco Lippe) Have you seen the loosers crying? Have you seen the missing child? The People who have passed away, with so many words left to say… The World is falling down, no one seems to hear a sound... Have you ever seen so much pain? There’s no time to stay the same Children start another game The World is falling down, no one seems to hear a sound… If only you could stay, if only you could give a hand... he hopes to open his tired eyes on a different world beneath a different sky If only you could stay, if only you could give a hand, he hopes to open his tired eyes on a different world beneath a different sky Have you seen the loosers crying? Have you seen the missing child? The People who have passed away, with so many words left to say… The World is falling down, no one seems to hear a sound… If only you could stay, if only you could give a hand, he hopes to open his tired eyes on a different world beneath a different sky If only you could stay, if only you could give a hand, he hopes to open his tired eyes on a different world beneath a different sky ………………………………………………………………… Hai visto i perdenti piangere? Hai visto il bambino scomparso? Le persone che sono morte, con così tante parole rimaste da dire... Il mondo sta crollando, nessuno sembra sentire un suono... Hai mai visto così tanto dolore? Non c'è tempo per rimanere gli stessi I bambini iniziano un altro gioco Il mondo sta crollando, nessuno sembra sentire un suono... Se solo potessi restare, se solo potessi dare una mano... egli spera di aprire i suoi occhi stanchi su un mondo diverso sotto un cielo diverso Se solo tu potessi restare, se solo potessi dare una mano, egli spera di aprire i suoi occhi stanchi su un mondo diverso sotto un cielo diverso Hai visto i perdenti piangere? Hai visto il bambino scomparso? Le persone che sono morte, con così tante parole rimaste da dire... Il mondo sta crollando, nessuno sembra sentire un suono... Se solo potessi restare, se solo potessi dare una mano, egli spera di aprire i suoi occhi stanchi su un mondo diverso sotto un cielo diverso Se solo tu potessi restare, se solo potessi dare una mano, egli spera di aprire i suoi occhi stanchi su un mondo diverso sotto un cielo diverso
4.
5.
The Bastards 19:17
6.
The Poor 04:17
The Poor (Words by Antonio Paparelli, Music by Paolo Lippe, Antonio Paparelli, Marco Lippe and Nico Colucci) So They’ve caught you baby, waiting for better days You tried to do your best, before time could fade away You never missed a moonlit night You know it’s useless for you to hide You’re looking for someone else walking the same way someone to laugh or cry with, but it’s always the same You’ve got lost in the open space There was no time to stay the same When the dream came She found herself all alone Her mother told her that the trip was bound to fail Now it seems that you’re finally on your own. On your own, on your own, on your own, on your own You look so perfect and clean as you had your head in a dream It seems like another game, but you are only swimming upstream You’ll never miss a moonlit night You know it’s useless for you to hide Now things are getting better, you have carried out your plan As You tried to do your best, will you remember your best friend? You never missed a moonlit night You know it’s useless for you to hide When the dream came She found herself all alone Her mother told her that the trip was bound to fail Now it seems that you’re finally on your own. On your own, on your own, on your own, on your own ………………………………………………………………… Quindi ti hanno catturato piccola, aspettando giorni migliori Hai cercato di fare del tuo meglio, prima che il tempo potesse svanire Non ti perderai mai un chiaro di luna Sai che è inutile che tu ti nasconda Stai cercando qualcun altro camminando allo stesso modo qualcuno con cui ridere o piangere, ma è sempre lo stesso Ti sei persa nello spazio aperto Non c'era tempo per restare la stessa Quando arrivò il sogno, Lei si ritrovò tutta sola Sua madre le disse che il viaggio era destinato a fallire Ora sembra che tu sia finalmente da sola. Da sola, da sola, da sola, da sola Sembri così perfetta e pulita come se avessi la testa in un sogno Sembra un altro gioco, ma stai solo nuotando controcorrente Non ti perderai mai una notte di luna Sai che è inutile che tu ti nasconda Ora le cose stanno migliorando, hai portato a termine il tuo piano Mentre hai cercato di fare del tuo meglio, ricorderai il tuo migliore amico? Non ti perderai mai un chiaro di luna Sai che è inutile che tu ti nasconda Quando arrivò il sogno, Lei si ritrovò tutta sola Sua madre le disse che il viaggio era destinato a fallire Ora sembra che tu sia finalmente da sola. Da sola, da sola, da sola, da sola

about

TWENTY FOUR HOURS – Oval Dreams
(2012 Audiophile Remixed Edition)

Guida all’ascolto di Paolo Lippe

“Il testo dimenticato”

POESIA NON-SENSE O PASSAGGIO ALLA CONSAPEVOLEZZA?
Cronache di un’introspezione “ritardata”.

Quando abbozzai il testo per Oval Dreams (una necessità imposta dal tempo tiranno più che un’attitudine, a differenza di quasi tutti i gli altri testi della band), mi ricordo solo che la mia amica australiana che lo corresse mi disse: “bellissima poesia!”. Io la guardai con stupore, ma anche soddisfazione…poi l’oblio.

Quel testo, o per lo meno il suo significato, se mai ce n’è stato uno, è caduto nell’oblio.

Fino a…..


ENG:
Oval Dreams

Troubles raining like misty works
Falling cloudlands cry and return
Dusty teardrops wash measly words
Times of crisis teach while they dawns burn

And it's all a dream, it's all like oval dreams
wondering deep inside your faith like a steady taste disease
But it's all a dream, it's all like oval dreams
wondering deep inside your faith like a steady taste disease

Troubles living like rusty groves
pictures standing like big straight curves
infinite street-cars wait you alone
and the melting house dressed in hope

And it's all a dream, it's all like oval dreams
wondering deep inside your faith like a steady taste disease
But it's all a dream, it's all like oval dreams
wondering deep inside your faith like a steady taste disease

Scattered images rain seeming dreams
wondering spurious springs wake with them
Heartfelt friends will come evergreen
building perfect loves not like it seems

And it's all a dream, it's all like oval dreams
wondering deep inside your faith like a steady taste disease
But it's all a dream, it's all like oval dreams
wondering deep inside your faith like a steady taste disease

ITA
Sogni Ovali

Guai piovono come opere nebbiose
Cadenti utopie piangono e ritornano
Lacrime polverose lavano le miserabili parole
Tempi di crisi insegnano mentre loro albeggiano arsi

Ed è tutto un sogno, è tutto come nei sogni ovali
Meravigliandosi, nel profondo della tua fede come una malattia a gusto costante
Ma è tutto un sogno, ed è tutto come nei sogni ovali
Meravigliandosi, nel profondo della vostra fede come una malattia a gusto costante

Guai che durano come boschetti color ruggine
Foto stabili come grandi curve dritte
Tram infiniti ti aspettano da solo
e la fonderia vestita di speranza

Ed è tutto un sogno, è tutto come nei sogni ovali
Meravigliandosi, nel profondo della tua fede come una malattia a gusto costante
Ma è tutto un sogno, ed è tutto come nei sogni ovali
Meravigliandosi, nel profondo della vostra fede come una malattia a gusto costante

Pioggia di immagini sparpagliate che assomigliano a sogni
Stupefatte sorgenti bastarde si svegliano con loro
Amici sinceri verranno, alla moda
costruendo amori perfetti, non come sembra

Ed è tutto un sogno, è tutto come nei sogni ovali
Meravigliandosi, nel profondo della tua fede come una malattia a gusto costante
Ma è tutto un sogno, ed è tutto come nei sogni ovali
Meravigliandosi, nel profondo della vostra fede come una malattia a gusto costante


Rileggete più volte questi versi…qui sopra.
Ma fatelo per favore!
Io stesso, che li ho scritti, ne sono rimasto profondamente stupito rileggendoli dopo più di 17 anni, quasi non li avessi scritti io.

Non-sense fine a se stesso? Tentativo di immortalare uno stato di cose che non poteva essere definito né malessere né noia e né sofferenza? Semplice voglia di stupire o emulazione dei testi di Genesis, Pink Floyd, Voivod, Cocteau Twins?
Difficile a dirsi. Pur propendendo per la terza delle ipotesi (come band abbiamo sempre apprezzato alcuni testi non-sense dei gruppi psycho-progressive) il testo di questo brano è molto diverso da tutta la produzione Twenty Four Hours, per lo meno dal 1991, anno di uscita del primo lavoro ufficiale in LP, “The Smell of The Rainy Air” fino al 1999 quando appunto uscì per MUSEA, la prima edizione CD di Oval Dreams.

Quasi che fosse un disperato tentativo di fissare per sempre momenti, sapori, brezze che di lì a poco avrebbero potuto scomparire per sempre.

Mi rendo conto che un tentativo di interpretazione di un proprio testo potrebbe sembrare quanto di più onanisticamente fastidioso da concepire e anche da leggere. Tuttavia, io ho scritto questo testo all’epoca direttamente in inglese, io l’ho cantato nel brano che ha dato il titolo all’album, io l’ho ascoltato inconsciamente centinaia di volte e sempre io l’ho tradotto in italiano solo oggi, incredulo.

E solo adesso sto analizzando criticamente e col “senno del poi” il momento in cui per la prima volta mi sarei staccato per sempre dalla terra che era stata il teatro di tutti i nostri sterili tentativi di divenire una band famosa.

Parlo della Puglia…la terra ove, pur non essendo nato ho vissuto, con la mia famiglia e soprattutto con mio fratello Marco, la parte più importante della mia infanzia (e non solo) oltre alla nascita di una delle formazioni rock italiane più longeve e altrettanto ignorate in patria, di sempre. Basti pensare che la maggior parte dei nostri dischi sono stati venduti da una casa discografica francese in terre lontanissime quali la Corea, gli USA, il Giappone, la Mongolia e che recentemente, un’etichetta russa si è addirittura presa la briga di ristampare nel 2009, proprio “Oval Dreams” a dieci anni dalla sua prima pubblicazione. Eppure in Italia, nonostante la critica abbia da sempre apprezzato e promosso i nostri lavori, pochi ci conoscono.

Pertanto, che piaccia o meno, questo testo scritto in un periodo di profondo mutamento, punto di non ritorno, confine fra leggenda e realtà, fra sogno e consapevolezza potrebbe essere il risultato del violento contrapporsi della responsabilità con la spensieratezza, del dovere con l’incoscienza, della necessità di indipendenza con l’inconscio desiderio di eterna protezione, più che l’espressione di uno sterile non-sense.

Ed infatti, di lì a poco, il mio quasi repentino inserimento nel cosiddetto “mondo del lavoro”, termine che suona assai anacronistico in questi momenti di crisi profonda, avrebbe rappresentato una rottura con quel passato spensierato fatto di concerti notturni improvvisati, prove interminabili con “bagno a mare” all’alba, viaggi senza meta, sedute di registrazione senza contatti con la realtà per giorni interi, e via dicendo.

Oval Dreams, per chi ancora non l’avesse capito, è un disco composto, suonato e registrato da individui profondamente “viziati”, ma partorito proprio nel momento in cui il passaggio ad una presa di responsabilità, non poteva più attendere. Soggetti inconsapevoli per anni della durezza della vita reale, protetti in una campana di “benessere” chiamata Famiglia-Puglia, ove l’assenza totale di opportunità lavorative negli anni ’80, costituiva contemporaneamente la scusa perfetta per non fare alcun tentativo di rendersi indipendenti, “parcheggiati a vita” nelle aule Universitarie. Ebbene….questi stessi soggetti debbono improvvisamente mutare tutta l’impostazione della loro vita “sognante” e risvegliarsi bruscamente imprigionati da quel “dovere” che non respiravano più, forse dai lontani tempi del Liceo.

Uno scenario invidiabile…almeno oggi!

È evidente che cercare per forza un senso a questo “testo dimenticato” potrebbe condurre a conclusioni errate. Potrei essere quindi io che, nello stupore derivato dall’aver letto per la prima volta in italiano un testo scritto da me 17 anni fa in inglese e da allora semplicemente “appiccicato” alla “title-track” dell’album, volendo necessariamente trovare un nesso fra contenuto del testo e contingenza di quel dato periodo di vita, investa di significati realmente inconsistenti uno scritto che forse era stato concepito esclusivamente come complemento casuale del brano musicale.

Tuttavia, anche se così fosse, mi sembra comunque interessante essere riuscito, casualmente e grazie alla riedizione completamente rimixata di questo disco, ad analizzare in maniera approfondita questo “misterioso” testo, come se si fosse attuata dopo anni una sorta di re-introspezione di un vissuto mai dimenticato, ma nemmeno sospettabilmente documentato in maniera così imprevedibilmente affascinante.


TECNICA DI REGISTRAZIONE DI OVAL DREAMS

Praticamente tutte le registrazioni dei Twenty Four Hours, dal 1985 in poi sono state eseguite in presa diretta, inizialmente per carenza di strumentazione adeguata, poi per abitudine consolidata. Fa eccezione, seppur parziale, l’ultimo album “The Sleepseller” (2004) che contiene numerose sequenze ove sono state utilizzate sovraincisioni successive.
La peculiarità di Oval Dreams è che è stato registrato nell’estate del 1995 a San Marco di Locorotondo all’interno di un trullo, o meglio in una casa costituita da più trulli. Queste tipiche costruzioni rurali pugliesi, costruite completamente a secco in pietra, sono formate da una base quadrata o rotonda e da un tetto conico la cui copertura è data da pietre appiattite con un lato obliquo scolpito a mano il cui insieme va a formare lo spiovente del tetto. Trattasi pertanto di costruzioni interamente in pietra e a secco.

Lo strumento che dal punto di vista acustico, si è giovato più di tutti, in fase di registrazione, della tipica forma a volta dell’interno del trullo è la batteria. Questa è infatti stata posizionata all’interno del tetto più piccolo in modo tale da sfruttare la riflessione omogenea della conformazione circonferenziale dei muri e conica del tetto. Ogni trullo comunica con gli altri trulli tramite archi o passaggi privi di porte e lo spessore di tali muri è raramente inferiore ai 2 metri essendo tutti completamente a secco.
I restanti strumentisti sono stati posizionati tutti nel trullo più grande che costituisce normalmente il soggiorno dell’abitazione. La chitarra ritmica, le basi di piano e tastiera, il basso e le percussioni sono state registrate in presa diretta assieme alla batteria, mentre alcuni assoli di chitarra, sintetizzatore e le voci sono state registrate successivamente su tracce differenti. Così sono state registrate le basi di tutte le parti strumentali.
Tutta la parte centrale del brano “The Bastards” è stata eseguita “live-in-studio” ed è costituita da ampie parti improvvisate. Di tutte è quella che trae il più grande vantaggio dal particolare posizionamento della batteria che dialoga con tutti gli altri strumenti anch’essi registrati live utilizzando solamente 2 delle 8 tracce analogiche disponibili (registratore a bobine FOSTEX R8).


LIMITI DEL PRIMO MIXING DIGITALE

Il mixing originale è stato eseguito all’epoca su DAT, come era consuetudine negli anni ’90 per la produzione di un CD, ma il problema non è assolutamente costituito dal supporto, bensì dalla tendenza dell’epoca ad operare in una certa maniera per i mixaggi e le masterizzazioni dei dischi rock.
In particolare, per la prima edizione di Oval Dreams sono stati commessi due errori grossolani:

1) il primo errore è stato commesso dal sottoscritto in fase di mixaggio, utilizzando 2 mini-monitor completamente privi di bassi e operando un’equalizzazione esageratamente sbilanciata verso il medio-alto. Non mi vergogno ad ammettere che all’epoca ci basammo sul sound dell’album “Good News From The Next World” dei Simple Minds come esempio, anch’esso molto sbilanciato sui medio-alti. Quest’equalizzazione ha penalizzato l’ascolto dell’album poiché non era possibile alzare il volume senza accusare fin da subito una fastidiosa fatica d’ascolto. Inoltre, come da deleterio trend in voga all’epoca, vennero praticamente azzerate tutte le peculiarità e i vantaggi della registrazione in presa diretta in quanto applicammo un quasi totale annullamento dell’immagine stereofonica, fatta eccezione per le voci. Ed infatti, se vi capita di ascoltare l’edizione Musea del primo CD, così come la riedizione della Mals, queste suonano praticamente mono, con tutti gli strumenti ammassati al centro.


2) Il secondo errore è stato comprimere eccessivamente il master finale da parte dei tecnici Musea, alzando il volume a dismisura rendendo ideale l’ascolto in macchina, ma ancor più fastidioso l’ascolto con un impianto HIFI ad alto volume. Tuttavia penso che non ci sia assolutamente da scandalizzarsi. Queste “politiche” soniche vengono attuate anche oggi dalle case discografiche. Io e Marco Lincetto ci siamo accorti di questo quando lui inizialmente ha tentato quasi per gioco, una rimasterizzazione del CD Musea. Mi ha chiamato quasi subito dicendomi che si trattava di materiale iper-compresso dal quale era quasi impossibile ottenere miglioramenti e che quindi non valeva la pena perderci tempo (inizialmente l’idea di stampare un vinile Audiophile era soltanto a livello embrionale; per il momento a me bastava avere una copia bensuonante del disco originale ad uso “personale”). La cosa però mi suonava alquanto strana perché in fase di mixing non avevamo utilizzato alcuna forma di compressione. Io allora mi misi alla ricerca di un CD che avevo fatto personalmente nel 1998, direttamente dal nostro master DAT, prima che questo fosse inviato alla Musea per la produzione. Lo analizzai subito con Audacity e vidi che non era compresso. Il passo successivo fu quello di analizzare il Dynamic Range con Foobar 2000 (gli audiofili conoscono bene questo programma) che risultò apprezzabile con una media di 12 db e un range da 10 a 14 db. Poi analizzai il DR del CD Musea che risultò pari a un misero 7 db. Il “mistero” della compressione era risolto.


COME SI È ARRIVATI AL REMIX ANALOGICO

Il passo successivo fu ovviamente quello di spedire a Marco Lincetto la copia digitale del nastro DAT del primo mixing. Lui operò un’equalizzazione ove tagliò le frequenze più fastidiose dei medio-alti mentre enfatizzò il medio-basso e il basso che invece erano carenti. Il miglioramento apprezzabile dopo la rimasterizzazione era al di là di ogni più rosea aspettativa. Finalmente era possibile alzare il volume!

Tuttavia rimaneva il problema della scarsissima ambienza. A quel punto Marco mi propose di tentare un remix dalle bobine originali a 8 piste; queste si trovavano a Bari, a casa del chitarrista Antonio Paparelli ed erano lì da 17 anni assieme al registratore Fostex R8. Quale occasione migliore allora, se non incontrarci al Bari Hi-End per lo scambio? Così avvenne.

Quella che segue è la storia “semplificata” del remix di Oval Dreams, un intreccio molto affascinante, ma complesso, di eventi che hanno condotto in pratica alla riscoperta di una vecchia registrazione analogica e alla sua ottimizzazione per una produzione “Audiophile”. A parziale completezza, vi citerò solo un evento che è emblematico delle “peripezie” alle quali si può andare incontro quando si intraprende un’impresa di questo tipo. Ma voglio rispettare la cronologia degli eventi e ve ne parlerò oltre, nella descrizione delle fasi di “analog remix”.

Nei giorni successivi Marco ascoltò le bobine originali più volte nel suo studio di Preganziol e mi riferì che secondo lui ne poteva venire fuori un ottimo lavoro, considerata la qualità di registrazione originale, ma che io dovevo essere assolutamente presente al remix perché la distribuzione dei vari gruppi di strumenti all’interno delle piste era quanto di più anarchico e disordinato gli fosse mai capitato di vedere e ciò entrava in conflitto con i criteri con cui era abituato a lavorare lui.
A nostra parziale discolpa, bisogna considerare che Quelle registrazioni furono fatte in maniera “live” con molta attenzione al risultato sonoro, ma anche con altrettanto rispetto dell’ispirazione del momento, per cui poteva capitare che si registrasse una voce o un assolo di chitarra senza rispettare alcun ordine di numero delle piste o peggio ancora, che a seconda del brano registrato, la base in presa diretta fosse costituita di volta in volta da strumenti differenti.

Questo “modus operandi” è molto efficace nel rispettare l’improvvisazione e eventuali particolari momenti felici di un gruppo di musicisti piuttosto che un altro e permette di immortalare meglio le migliori performance che così acquisiscono il tipico “live sound”, tuttavia generano enormi problemi in fase di mixaggio, soprattutto se questo non viene eseguito subito dopo la registrazione oppure se viene eseguito da personale differente da quello che ha eseguito la ripresa. Nel nostro caso, il remix è dovuto avvenire ben 17 anni dopo e la mia presenza era quindi obbligatoria. Devo dire tuttavia che, forse per l’entusiasmo del momento, Marco ha fatto due prove di mixaggio prima del mio arrivo e una di queste (The Bastards) è risultata perfetta, non solo in termini di suono, ma anche e soprattutto come rispetto delle varie parti musicali. Purtroppo alcuni nostri piccoli errori di esecuzione, che Marco non poteva conoscere e quindi nascondere, non hanno permesso di utilizzare quel remix per il master definitivo dell’LP.

Ma l’imprevisto ….. era in agguato.

Una settimana prima della mia prevista partenza per Preganziol, subito dopo i pre-mixaggi di Marco il Fostex R8, cioè il nostro registratore 8 piste a bobine indispensabile per tutto il lavoro, si ruppe. Prima cedette il sistema di riavvolgimento e poi poco dopo anche il tasto play….buonanotte! Il sogno sembrava infrangersi. Marco cercò di rassicurarmi dicendo che lo avrebbe fatto subito revisionare dal suo tecnico, ma ovviamente senza alcuna garanzia che fosse possibile sistemarlo.

Disperato, iniziai a cercare su Ebay un altro Fostex R8 e…INCREDIBILE, lo trovai! E anche in ottime condizioni. Conclusi subito l’acquisto per una cifra più che ragionevole e lo feci spedire direttamente a casa di Marco.

Oval Dreams Audiophile LP era salvo…forse.

Per nostra fortuna le condizioni di conservazione dell’apparecchiatura erano perfette ed era anche stato revisionato da poco, come confermò Marco che ovviamente lo provò subito.

Le operazioni di remix, tramite il mixer analogico Soundcraft 3200, dureranno due notti intere e, anche grazie al prezioso aiuto dell’amico Antonio Lanfranca, si concluderanno senza ulteriori intoppi il 12 Maggio del 2012.
Nonostante avessimo programmato allora solo la stampa su vinile, Marco pensò bene di fare anche in contemporanea un master digitale in HD a 88,2 Khz/24 bit. Il master analogico fu prodotto con uno stratosferico registratore a bobine Studer A 816 di proprietà di Antonio, mentre per il master digitale Marco utilizzò quello che è considerato oggi il migliore convertitore analogico-digitale, il Prism Sound AD-2 AD Converter.


GUIDA ALL’ ASCOLTO DEL CD

La prima cosa che balza subito all’occhio di chi conosca già l’album nelle sue edizioni precedenti è il numero di brani sensibilmente inferiore dell’edizione Audiophile. Sono stati scelti i brani artisticamente più validi ed eliminati 4 brani considerati più “deboli” dal punto di vista tecnico e di registrazione, anche in accordo con i consigli e le opinioni di critici, amici, appassionati che in tutti questi anni, dalla prima uscita del disco hanno espresso le loro opinioni ed i loro gusti in merito. Oltre ad un motivo di “concretezza” e maggior incisività di un album costituito dai brani più riusciti, vi era la necessità di ridurre drasticamente la durata dell’LP ad un massimo 23 minuti per lato.

Oval Dreams
È il primo brano del disco, già analizzato in modo introspettivo relativamente al testo. Inizia con un arpeggio di chitarra elettrica non distorta che si intreccia con un fraseggio molto soffuso di sintetizzatore in sottofondo; subito dopo attacca una chitarra distorta esaltata sul medio che proviene dal canale dx. La batteria è al centro, lievemente spostata verso sinistra. Il suono della batteria è assolutamente naturale in questo brano, senza alcun effetto digitale (riverbero) aggiunto. Quello che si sente, compresa la localizzazione un po’ arretrata, corrisponde il più fedelmente possibile a come questo strumento suonava all’interno del trullo piccolo. Inoltre, non è stata creata una falsa immagine stereo “panpottando” i tom a destra e a sinistra come sono soliti fare la maggior parte dei produttori rock, ma la batteria è “rigorosamente monofonica”, proprio come verrebbe ascoltata una batteria non amplificata e questa impostazione vale per tutto il disco, anche se in alcuni casi la posizione della batteria varia da centrale a leggermente spostata a dx o sx, a seconda dell’equilibrio globale del singolo brano. Oval Dreams, assieme a “The Poor” è il brano che ha presentato le maggiori difficoltà nel mixaggio a causa del numero elevato di strumenti registrati (è importante ovviamente che si sentano tutti) ed infatti, dopo essersi sviluppato sul tema iniziale e dato ampio spazio alle voci, si conclude con due chitarre elettriche speculari che dialogano fra loro nell’assolo finale. È un brano che si può ascoltare indistintamente a volume basso o moderatamente alto.

The Road of Madness
È sicuramente il brano più “progressivo” dell’album, ma mantiene una struttura molto più semplice di quella di Oval Dreams: basso, batteria e chitarra sostengono la melodia iniziale del piano e subito dopo le voci tra le quali si insinua un breve fraseggio/assolo di chitarra elettrica processata, sinuosa e molto saturata. Dopo un breve rientro delle voci ha inizio la parte centrale, di ampio respiro con fraseggi di sintetizzatori speculari che dialogano fra loro e che culminano con una parte pseudo-orchestrale che ricorda lontanamente l’inizio di Atom Earth Mother (Father's Shout) dei Pink Floyd. Proprio la struttura più semplice e meno affollata di questo brano consente di ascoltarlo con soddisfazione anche a volumi elevati.

Son of War
È stato scritto durante la Guerra di Bosnia ed Erzegovina e dedicato alle sue vittime. Si tratta di un brano pop-rock molto lineare, malinconico come da tema e con un ritornello melodico molto accattivante. Dopo un inizio con solo di chitarra semplice con lieve distorsione valvolare, una base di batteria, basso, arpeggio di chitarra e tappeto di synth sostiene una voce narrante proveniente tutta da sinistra che successivamente si fonde con la voce controlaterale che la sostiene anche durante il bellissimo ritornello. Una classica canzone rock che aveva tutte le carte in tavola per diventare l’hit che non è mai stata. Anche in questo caso la qualità di registrazione piuttosto neutra consente elevati volumi di ascolto senza problemi di affaticamento.

Twenty-Four-Pink-Hot-Tentacles
Come da titolo, trattasi di una jam ricca di citazioni illustri. Dai Pink Floyd agli Ozric Tentacles fino ai Red Hot Chili Peppers e ovviamente ai T.F.H.
È un brano strumentale molto frizzante e ricco di influenze psychedeliche, funky e jazz-fusion. È anche l’unico brano dove vi è il contributo di 2 ospiti: l’ex bassista della band Michele Deflorio alle percussioni/tambourine e l’amico di sempre Gìo Lombardi, importante chitarrista professionista e maestro di musica da decenni attivo a Los Angeles. Strutturalmente è un continuo rincorrersi di sequenze strumentali, fra tastiera floydiana e steel guitar con una parte centrale completamente differente da tutta la restante produzione della band, ricca di una parte dichiaratamente funky/fusion e di un assolo di chitarra da brivido (Gibson 845 semi-acustica). Alla fine il tema iniziale torna alla ribalta e gli strumentisti a rincorrersi l’un l’altro fino al finale molto spettacolare che è stato recuperato dal nastro originale esclusivamente per questo nuovo remix ed è quindi edito per la prima volta in assoluto (nella prima edizione il brano veniva sfumato). Così si conclude il primo lato, almeno nell’LP.

The Bastards
Il quinto brano del CD (primo del secondo lato dell’LP) è forse il brano più eseguito dal vivo dalla band dal 1987 in poi. Chiudeva praticamente ogni concerto comprese le ultime apparizioni live lombarde al Bloom e al Leoncavallo nel 1994. È anche il brano scelto per la live-reunion del 2010 in occasione del concerto di commemorazione per la morte dell’amico Sandro Mariani, noto appassionato di vinile barese e proprietario di un negozio di dischi a Londra. È una tipica suite psichedelica ispirata al suono sperimentale di Tangerne Dream e dei primi Floyds, da ascoltare a volume elevato per poterne apprezzare le micidiali escursioni dinamiche della lunghissima parte centrale, da sempre completamente improvvisata. Questo è l’unico brano del disco dove è stato aggiunto un riverbero digitale alla batteria che risulta così localizzata al centro, un po’ arretrata e leggermente a destra rispetto ai restanti strumenti.
Si consiglia comunque di fare attenzione con il volume poiché in alcuni punti le sequenze del sintetizzatore analogico Sequential Circuits Prophet 600 sono davvero insidiose e potrebbero danneggiare i tweeters. Al centro esatto del brano si può godere dell’ascolto di un dialogo fra chitarra elettrica, piano, synth e batteria che è davvero in grado di esaltare le caratteristiche dinamiche del proprio impianto, fornendo tra l’altro una sensazione di realismo e presenza degli strumentisti in sala, davvero fuori dell’ordinario in un disco rock. Dopo la parte di improvvisazione centrale il brano ritorna sui suoi temi iniziali, più melodici e i vari strumenti riprendono a dialogare in piccoli assoli di ampio respiro con continui capovolgimenti di fronte e alternarsi di pieni strumentali con parti più pacate e soffuse. Subito dopo viene ripreso il tema vocale dell’inizio e la suite si conclude con il più classico dei classici finali rock.

The Poor
È da sempre il mio brano preferito. Grezzo, aggressivo, quasi garage, ma nello stesso tempo pulito e assai melodico. Difficilissimo da mixare perché lo scheletro che sostiene la voce è in realtà costituito da un alternarsi continuo di fraseggi di chitarre a destra (arpeggi e solista distorta) e di organo distorto a sinistra che debbono essere messi in buona evidenza alternativamente in funzione della rispettiva melodia. In particolare, invito l’ascoltatore a concentrarsi sulla parte finale subito dopo il secondo ritornello dove organo (sempre a sinistra) e chitarra elettrica (a destra) si fondono assieme e si staccano vicendevolmente in 2 brevissimi assoli ripetuti che, assieme al ritmo pressante quasi punk di basso e batteria (centrali) portano alla conclusione dell’album.



Formazione
Nico Colucci (Bari, 13 gennaio 1963) - basso
Marco Lippe (Bergamo, 2 marzo 1966) - batteria, voce
Paolo Lippe (Bergamo, 29 aprile 1964) - voce, tastiere
Antonio Paparelli (Bari, 30 settembre 1964) - chitarra solista


Discografia
LP
1991 - The Smell of The Rainy Air (Twenty Four Hours Music)
2012 - Oval Dreams (Velut Luna - Audiophile Remixed Edition)
CD
1994 - Intolerance (Mellow Records)
1998 - The Smell of The Rainy Air (Mellow Records)
1999 - Oval Dreams (Musea)
2004 - The Sleepseller (Twenty Four Hours Music-Musea)
2008 - Before and After The Boundary (Creative Commons- Jamendo)
2009 - Oval Dreams (Mals)
2012 - Oval Dreams (Velut Luna - Audiophile Remixed Edition)
Compilation
1991 - Movimenti Italiani '91 (LP autoprodotto da Piero Boccuzzi), con il brano "Tetrafase" (presente anche sulla ristampa in CD di The Smell of The Rainy Air)
1995 - Eyewitness A Tribute To VDGG (doppio CD Mellow Records), con il brano "Darkness 11/11" (presente anche nell'album Oval Dreams)
2005 - Progressive Rock Covers (CD Musea), con il brano "Darkness 11/11" (presente anche nell'album Oval Dreams in versione differente)

credits

released December 26, 2018

Nico Colucci (Bari, 13 gennaio 1963) - basso
Marco Lippe (Bergamo, 2 marzo 1966) - batteria, voce
Paolo Lippe (Bergamo, 29 aprile 1964) - voce, tastiere
Antonio Paparelli (Bari, 30 settembre 1964) - chitarra solista

Musicisti ospiti:
- Gìo Lombardi - chitarra solista su "Twenty-Four-Pink-Hot-Tentacles"
- Michele Deflorio - percussioni su "Twenty-Four-Pink-Hot-Tentacles"

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about

TWENTY FOUR HOURS Fano, Italy

Twenty Four Hours is an Italian progressive rock band with various influences, including the psychedelic one that is the predominant element.
After their first album, "The Smell of The Rainy Air", vinyl produced in January 1991, the group has acquired a certain notoriety thanks to the welcome of critics signaled the debut of the band among the best releases of 1991. See Wikipedia for details.
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